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Mindset

Attacchi di panico: la mia esperienza

Quella volta pensavo di morire. 

Ero piccola, avevo forse 9 o 10 anni, trascorsi il pomeriggio a casa della mia migliore amica ed era arrivata l’ora di tornare dai miei nonni.

Non ricordo con precisione quale sia stato il pensiero che abbia scatenato quello che poco dopo mi fece sentire sul punto di morte. 

L’unica cosa che riesco a ricordare è come il cuore batteva all’impazzata mentre un senso di oppressione si faceva spazio nel mio petto negandomi la possibilità di respirare, le gambe, invece, non le sentivo più e continuavo a toccarle per accettarmi che fossero ancora lì. La mia testa era in tilt e l’unica cosa che riuscivo a pensare era: “sto per morire”. 

Fortunatamente, non andò così.

Il mio angelo custode si presentò sotto forma di un’amica di famiglia alla quale chiesi, visibilmente in panico, di potermi accompagnare dai miei nonni con la scusa di non ricordare la strada di casa.

Non appena percepii di essere al sicuro il mio respiro tornò regolare, il cuore rallentò i suoi battiti e tutto tornò alla normalità, o quasi. 

L’esperienza di quel giorno mi traumatizzò a tal punto da vivere con il terrore che ricapitasse. 

Vivevo con la paura della paura.

Il solo pensiero di andare in giro da sola, di prendere l’autostrada, di andare in montagna o di salire su un autobus mi terrorizzava. Prima di farlo dovevo accertarmi che l’Ospedale della zona fosse vicino abbastanza da intervenire tempestivamente nel caso mi sentissi male.

Così mentre i miei compagni di scuola pensavano all’ora di ricreazione io pensavo alla morte, costantemente. 

E se muoio? E se sto male?

Per quanto cercassi di dare un senso a quello che mi stava capitando, non ci riuscì, i grandi, e la mia psicologa, definivano quegli episodi “attacchi di panico”. 

Sono passati diversi anni dall’ultima volta che mi sono trovata a fare i conti con quei mostri d’infanzia. 

Oggi, grazie al mio percorso e alle consapevolezze che ho maturato nel tempo, riesco a riconoscerne i segnali e a gestirli.

Attraverso lo studio della della Programmazione Neuro Linguistica (PNL) ho imparato una delle chiavi di svolta: siamo noi ad avere il controllo sulla nostra mente, non è la mente ad avere il controllo su di noi.

Non ho la presunzione di liberarti dagli attacchi di panico né di sostituirmi a psicologi ed esperti in questo campo.

Lo scopo di questo articolo è quello di condividere insieme a te che stai leggendo la mia esperienza con la speranza che possa aiutarti a sentirti meno solo e darti quel briciolo di fiducia che ti permetta di vedere la luce alla fine del tunnel.

Cosa sono gli attacchi di panico

Gli attacchi di panico sono una manifestazione del tuo organismo che segnalano che c’è un problema al suo interno.

Solitamente questo accade quando si affronta un forte periodo di stress dovuto a diverse situazioni: siano queste famigliari, lavorative, relazionali, personali, emotive, etc.

Si presentano, soprattutto la prima volta, improvvisamente, cogliendoti alla sprovvista e senza darti il tempo di capire esattamente che cosa ti stia capitando.

La loro durata può variare dai 10 ai 30 minuti, anche se, per chi lo sperimenta sulla propria pelle, è difficile poterlo stabilire con certezza.

Quali sono i sintomi degli attacchi di panico

I sintomi fisici che si scatenano sono diversi, non è detto però, che si avvertano tutti quanti insieme.

I miei attacchi di panico, ad esempio, si manifestavano con la tachicardia, un senso di morte imminente, formicolio alle gambe e difficoltà respiratorie.

Ad ogni modo i sintomi generalmente sono:

  • Formicolio, tremori o grandi scosse
  • Tachicardia (il cuore che batte a mille)
  • Difficoltà respiratorie
  • Sensazione di svenimento
  • Senso di morte
  • Vampate di caldo e brividi improvvisi
  • Sensazione di distaccamento dalla realtà
  • Dolore o fastidio al petto
  • Nausea
  • Disturbi addominali

Questi sintomi, associati a pensieri quali: “sto per morire”, “sto male”, “è la fine”, etc. generano, nell’individuo che ne soffre, una vera e propria combinazione letale che non fa altro che aumentare la sensazione di impotenza che si percepisce durante questi episodi.

Riappropriarsi del proprio controllo è fondamentale per ristabilire la tranquillità interiore.

Come?

Te lo spiego qui sotto!

Sei tu al comando!

Il modo migliore per poter affrontare un attacco di panico è accorgersi di ciò che sta accadendo e distaccarsene.

Lo so, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Restare calmi mentre dentro di te si sta scatenando il panico è come chiedere a un albero di non piegarsi alla forza del vento.

Ma è proprio attraverso questi piccoli accorgimenti che, giorno dopo giorno, sono riuscita a riacquisire il controllo della mia mente e delle mie emozioni.

Il segreto, almeno per me, è stato questo: lasciarmi cullare dalla tempesta invece che combatterla.

La prossima volta che ti imbatterai in un attacco di panico prova a prenderne le distanze in questo modo:

fermati, chiudi gli occhi, metti una mano sul cuore e manda un messaggio al cervello (ad alta voce o dentro di te): “va tutto bene, puoi stare tranquillo, non c’è niente di cui avere paura”.

Il nostro cervello è progettato per proteggerci.

Affinché le sue paure non diventino le tue devi tranquillizzarlo nello stesso modo in cui tranquillizzeresti un bambino che ha paura del buio.

Rassicuralo che va tutto bene e che non c’è niente di cui preoccuparsi.

Come affrontare un attacco di panico

Sicuramente iniziare un percorso di terapia con l’aiuto di un esperto è il primo passo da intraprendere.

Uscire dal tunnel da soli e con le proprie forze è possibile, tuttavia avere un valido supporto che ti accompagni nel percorso può aiutarti a venirne fuori più velocemente.

Nel mio caso i miei genitori, essendo ancora piccola per poter decidere, hanno optato per l’aiuto di una psicologa e di cure naturali (naturopatia).

Purtroppo non riesco a ricordare quanto siano stati efficaci questi interventi su di me, quel che riesco a ricordare, però, è la mia capacità, episodio dopo episodio, nel riuscire a controllarli e a renderli meno invalidanti.

Queste sono le tecniche che mi sono state di aiuto e che utilizzo tutt’ora nei momenti in cui la mente se ne va a spasso per i fatti suoi:

  1. Chiudi gli occhi, metti una mano sul cuore ed inizia ad inspirare lentamente con il naso, trattieni qualche secondo e poi espira dalla bocca. Nel mentre ripeti (ad alta voce o dentro di te): io vivo con il respiro, sto bene e sono al sicuro. 
    Concentra tutta la tua attenzione sul meccanismo di ispirazione ed espirazione e se la mente cerca di distrarti, riporta l’attenzione sul respiro e sul battito del tuo cuore.
    Ripeti il processo finché non ti senti completamente rilassato.
  2. Mettiti in piedi ed inizia a saltare concentrando la tua attenzione sull’impatto che i tuoi piedi hanno a contatto con il suolo. Se sei in un luogo in cui non puoi saltare siediti, appoggia i piedi per terra, e avverti la presenza del pavimento a contatto con i tuoi piedi (se puoi farlo a piedi nudi ancora meglio).
    Questo semplice esercizio fisico ti costringe a respirare profondamente anziché iperventilare aiutandoti, allo stesso tempo, a riconnetterti alla realtà fisica che ti circonda anziché ai messaggi di pericolo che ti invia la tua mente.
  3. Dirigi il tuo pensiero verso qualcos’altro: canta una canzone (se non puoi ad alta voce fallo sottovoce), ricorda un momento felice concentrandoti su ogni piccolo dettaglio (com’eri vestita, com’erano vestite le persone che erano con te, le emozioni che provavi, i profumi che sentivi, la temperatura che c’era), ripassa mentalmente tutte le procedure di una ricetta oppure nota intorno a te tutti gli oggetti che iniziano con “a”.
    L’aspetto fondamentale di questo esercizio è concentrare la tua attenzione su qualsiasi altra cosa che non sia il panico.
  4. Telefona a un parente, un amico o un collega e inizia a parlare di qualsiasi cosa: chiacchierare con un’altra persona ti aiuterà ad aggirare la paura, distogliendoti dai pensieri che ti impediscono di essere lucido e a far sì che il tuo respiro torni regolare.

Il messaggio positivo degli attacchi di panico

Per quanto sia difficile credere che gli attacchi di panico possano avere un aspetto positivo, credimi, ce l’hanno.

Ogni mal-essere che il nostro corpo manifesta porta con se’ un messaggio ben più profondo che racchiude un disperato grido di aiuto.

Gli attacchi di panico non fanno altro che portare a galla tutto ciò che è stato represso dentro di noi da troppo tempo: emozioni, sentimenti, sogni, preoccupazioni e, persino, la nostra stessa personalità.

Non è un caso che questi episodi colpiscano le persone che vivono la propria esistenza a discapito degli altri con la costante paura di non essere all’altezza delle aspettative altrui.

Ad ogni “no” non detto, ad ogni lacrima repressa, ad ogni silenzio imposto, ad ogni emozione non espressa ci si allontana sempre di più da se’ stessi fino a non riconoscersi più.

È qui che intervengono gli attacchi di panico.

Attraverso il loro impeto violento ti costringono a fare i conti con te stessa e il panico che senti è l’unico modo che ha l’anima per ribellarsi a quelle catene che l’hanno tenuta intrappolata per troppo tempo.


Quando ho realizzato che questi mostri del passato erano arrivati a me per soccorrermi, e non per distruggermi, ho iniziato a viverli come un dono e non come una condanna.

Probabilmente senza di loro oggi non sarei la persona che sono, non mi sarei mai interrogata sulla mia vita, non avrei mai intrapreso un percorso di crescita personale, non mi sarei mai appassionata alla psicologia e alla Programmazione Neuro Linguistica.

È il tuo turno!

Mi auguro che la mia esperienza possa esserti arrivata come una ventata di aria fresca da respirarne a pieni polmoni.

Spero che tu possa sentirti meno sola e meno impaurita nell’affrontare questo particolare periodo della tua vita.

Ti auguro di saper cogliere il messaggio positivo che ti stanno mandando e che tu sappia farne buon uso permettendoti di accogliere ogni emozione che faranno emergere.

Sii padrona della tua vita e della tua mente e ricorda: tutto ciò che combatti lo rafforzi.

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